Operation Werewolf : 10 domande per comprendere…

Bella intervista ad opera di Jarl Halfdan a Leo Hjart. Premetto che ho sempre avuto un po’ di sospetto sugli Operation Werewolf, ma mi sono espresso a riguardo solo in privato: come dicevo nei post passati, nessuno ha copyright su simboli religiosi, quindi il loro misticismo ed il loro modo di vivere la religione è assolutamente accettabile.

Le uniche critiche che personalmente mi sentirei di fare è sulla questione dell’anti-moderno che, come dicevo sempre su questo blog, è poco sensata: un movimento come questo è contemporaneo e moderno fra i moderni, perché solo nell’epoca nostra esiste una possibilità di poter scegliere la propria comunità e pure fondarne una. Anche la critica agli Asatru democratici la vedo sempre sotto quest’ottica: è una critica tra “tribù” diverse, sappiano esse o meno di essere una tribù; ma questi sono particolari di secondo piano nel complesso ed approfondirli farebbe perdere la visione di insieme sul discorso.

Messe da parte le critiche, il grosso dell’intervista è interessante e veramente stimolante. I ragazzi di OW sembrano una perfetta incarnazione del “dionisiaco” nietzschiano, fedeli ad una esaltazione mistica molto istintiva quanto fisica che ha sempre fatto da contraltare alla componente olimpico/apollinea del razionalismo (e dei suoi figli come il controllo delle proprie emozioni, l’inquadramento nella comunità nazionale ed il rifiuto dell’idea dell’uomo come animale tribale). Come giustamente fa notare l’intervistato in altri termini, nella cultura mainstream questo spirito dionisiaco si è perso od è stato demonizzato(1) causando così una forte frustrazione ed una separazione quasi sociopatica nell’uomo moderno. Non si può loro dar torto, non solo in un’ottica politeistica, ma anche in una semplicemente psicologica, dato che soffocare i nostri lati, siano essi apollinei o dionisiaci, genererebbe solamente una persona a metà. Non voglio dire che i ragazzi di OW sopprimono uno dei loro lati, ma ne reclamano a gran forza quello che è loro più vicino e preponderante, quanto un gruppo di wicca che festeggia Beltane nella maniera degli antichi. Riprendere il controllo della propria psiche istintiva, del proprio corpo e della definizione di sé stessi è alla fine questo, ovvero il tornare ad essere una persona integra. Ognuno di noi ha un mix personale di razionalità ed istinto ed entrambi i lati sono meritevoli e bisognosi di cure adeguate al loro ruolo (è difficile trovare persone che sopprimono il loro lato apollineo, ovviamente per loro il discorso è invariato).

Tirando le somme, siamo di fronte ad una delle tante urla di una società che fortunatamente è un animale morente, dove le persone stanno reimparando a vivere come vogliono. Perdersi in discorsi politici o fare le pulci significherebbe parlare del sesso degli angeli; l’insegnamento che questi ragazzi (e non solo loro) stanno dando è semplicemente uno: “Vivi la tua vita con le regole che tu decidi e circondati delle persone che tu vuoi”, sia questa una vita in una moderna tribù, in una città moderna o nella famiglia più stereotipata, basta che si segua ciò che si è davvero e ciò che fa stare bene sé stessi e la propria comunità di riferimento. E questo è un insegnamento di puro individualismo comunitario, nello spirito pagano più vicino alle origini.

Vi lascio all’intervista.

Sorgente: Operation Werewolf : 10 domande per comprendere…

 

  1. anche se personalmente credo che venga trasferito in modi sciocchi, basti vedere l’irrazionalità e le pruderie di certi araldi del politicamente corretto – ciò che viene definito come “effeminato” – per avere un assaggio di un Dioniso che rifiuta sé stesso

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Se c’è qualcosa che trovo ridicolo è la pretesa di avere un copyright su concetti astratti, non su lavori o produzioni. Nei circoli cosiddetti “copyleft” girava spesso la battuta: “Cosa sarebbero stati i cartoni della Golden Age se uno avesse brevettato l’idea di ‘cartoon with animals’?”.

Non voglio chiaramente paragonare un cartone animato ad una religione, ma noto che il concetto di “proprietà intellettuale data l’esegesi”, così di moda nei monoteismi abramitici che c’hanno basato millenni di crociate e persecuzioni, è vivo e vegeto in certo paganesimo.

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Qui lo vediamo all’opera: una pagina di fanatici è convinta che andando in palestra e lanciando proclami per non guardare porno o non aiutare femministe in difficoltà stia facendo ciò che Thor vorrebbe, e gli altri modi sono tutti sbagliati per principio.

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Per quanto non condivida le pretese razziste di certi pagani, nessuno di noi ha la Verità in tasca. Anzi, forse una verità non esiste affatto: con una moltitudine di dèi, di sembianze più assurde, ed in un mondo di spiriti che si ritrovano anche negli angoli più disparati, c’è davvero qualcuno che possa avere le stesse idee di un altro? Se Odin e Frey hanno una discussione, la ragione sta a chi dei due viene ritenuto superiore dalla tribù.

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Ma questa idea banale è sempre stata ritenuta…banale. Tra il vichingo che scende per far razzia e lo scandinavo del villaggio ci sono due forme mentis simili quanto diverse, con le loro priorità e le loro gerarchie e la loro personalissima verità. Mi ripeterò dai post precedenti, ma è un fatto storico e pure d’attualità che il più grande fastidio portato avanti dai credenti monoteistici fosse questa presunzione di conoscere la verità ultima e di ritenere altri nel torto.
Qui si sta facendo lo stesso identico errore.

Ma che se lo tengano pure, che a noi intanto vien da ridere.

Ipocrisie e contraddizioni pagane – appunti notturni

In Scandinavia non è difficile trovare degli amuleti che sono un mix di una croce cristiana ed un martello di Thor. Nella mentalità politeistica, l’aiuto di un dio è sempre bene accetto e non causava problemi e conflitti finché il clero di uno di questi iniziava a predicare di avere l’unica verità possibile in tasca. Anche in epoca romana, dove abbiamo più fonti, non era così assurdo trovare in un larario Abramo o Gesù fianco a fianco ad un Orfeo.
Tenendo conto di questo, sembra davvero fuori luogo nel nuovo ricostruzionismo questo fare le pulci sugli dèi il cui culto è accettato o meno, addicendo per qualche strana ragione una rigidità mai esistita in precedenza (almeno per quanto riguarda il culto privato, quello pubblico ovviamente è relegato a pantheon definiti da tradizioni definite su basi di utilità, come ben ricorda la domanda degli ateniesi a Delfi riportata da Cicerone).
Stessa cosa dicasi per la questione dei valori e della morale. Sostenere che un Loki trans ed omosessuale dimostri la incompatibilità di questi generi nell’Asatru è come sostenere lecita la promiscuità o l’incesto sulla base di Freya e l’approvazione di suo padre Njord. Senza contare che la moralità ed i valori degli antichi scandinavi coltivatori erano diverse da quelle dei guerrieri vichinghi, al punto che qualche teoria minore in campo accademico sostiene il predominio degli Asi sui Vani solo in seguito alle migrazioni dei Rus, quando l’agricoltura era una attività secondaria rispetto alla guerra.
Insomma, non potendo rintracciare una moralità ed un sistema di valori comune, è un lavoro che sa di giustificazione dei propri pregiudizi prendere dalle saghe come se fossero verità rivelate delle prese di posizione su argomenti di attualità quale l’ammissione di persone di diverse religioni ai blot pubblici (ovviamente devono avere una base di rispetto e di consapevolezza della realtà del tuo culto, ovvero essere politeisti nell’animo), e quella di persone di altre etnie od orientamenti sessuali nella comunità.
Ciò non comporta ovviamente le gabbie aperte come qualcuno incapace di pensare in modo non binario crede (detti universalisti, semplicemente la versione specchiata dei cosiddetti volkish), ma semmai è non porre dei paletti solo perché crediamo di vedere rivelazioni divine nella nostra interpretazione della storia o dei miti. Possiamo sapere cosa ne penserebbero, in un mondo parallelo, gli eredi pagani dei nostri antenati? Probabilmente si, perché non servono questi mondi paralleli: l’Asatrufelagid in Islanda si connette ad una tradizione mai morta, Romuva anche e sono molto “liberali”, ma anche la stessa modernità, quella dei diritti civili, è più figlia di un politeismo che di un monoteismo rivelato.
Non ho ovviamente il copyright sulla mia religione ovviamente e soprattutto non mi permetto di portare avanti affermazioni spacciandole per verità rivelata, quindi anche qui tengo sempre un margine di dubbio. Aldilà però di questo, quando mi sono confrontato con persone di opinioni opposte alle mie ho sempre notato una sicurezza non accompagnata dalla certezza di possedere solo una parte di verità: tutti erano convinti di riprendere alla lettera le saghe, i valori degli antenati (quali poi?) e con la stessa sicumera dell’evangelico che prende alla lettera la Bibbia, dimenticando la contestualizzazione (sempre in materia di omosessualità, le civiltà contadine tendevano a farsi molto gli affari loro sulle questioni di letto) e dimenticando quanto tutto ciò fosse variabile nel tempo e nello spazio. Non mi sorprenderei se vedessi queste persone così sicure morire monoteiste, perché forse non sono mai state pagane. Io mi accontento dei miei dubbi e della certezza che panta rei, anche le tradizioni ed il sistema di valori che queste accompagnano. E, così come i miei antenati, non celo il fastidio di fronte a chi mi viene a dire che la sua verità è più verità della mia.

Una differenza di responsabilità

Ci sono riflessioni che escono meglio dopo un bicchiere di idromele, questa fa parte di quella famiglia. Leggevo in rete che la religione con il più tasso di convertiti è l’Islam, la cosa non può che colpire. Non so quanti di noi siano passati indenni nella lettura di tutto il Corano, ma poco si può dire se non che è noioso e con molti passaggi sull’orlo del macabro, tipo dichiarazioni di guerra e morte che poi spesso si ritrovano puntalmente “modificati” ed interpretati per farli sembrare un po’ più carini.
Certo, chi è senza peccato scagli la prima pietra, per citare i pochi passaggi sensati di un altro libro famoso, ma c’è una bella differenza tra una Lokasenna, dove i nostri Dei si prendono in giro ed anche l’ascoltatore si fa una risata a sentire offese agli Dei in cui lui crede ed un libro dove far satira e suonare diventa peccato mortale.

Lokasenna:

“Be silent, Gefjun! | for now shall I say
Who led thee to evil life;
The boy so fair | gave a necklace bright,
And about him thy leg was laid.”

Hadith (detti coranici):

“Tra la mia ummah  ci saranno certamente persone che commetteranno adulterio, indosseranno la seta, berranno alcool e suoneranno strumenti musicali…”

Perché tanto successo?
In molti rispondono che sia la sempiterna decadenza occidentale a far da traino, la stessa decadenza che portava all’epoca gli ebrei ad ottenere il potere quanto i Wandervogel a darsi all’omosessualità (fino a quando i secondi hanno preso il potere contrastando la decadenza con uno stupido sterminio), la decandeza che i Samurai si accusavano a vicenda anche nel loro periodo d’oro, la decadenza della fede cattolica in pieno rinascimento, la decandenza dell’Islam causata da sé stesso come lamentava Tocqueville, la stessa decadenza che, secondo preti de noaltri, portava le 14enni a credere nella Wicca.
Alla decadenza si crede come un dogma quindi, meglio non ci pensare troppo.
Allora cosa resta? Faccio parte di quelle poche persone che ritengono il politeismo padre spirituale di ciò che oggi è chiamata “modernità” e, da un certo punto di vista, la modernità laica ha un elemento molto importante che è la responsabilità. Ma facciamo un passo indietro.
Secondo quelle religioni dagli déi psicopatici che son convinti di essere unici (in particolar modo in quella maomettana), l’uomo si ritrova in una posizione molto speciale: è stato creato da Dio per puro amore. L’uomo, a patto che rispetti delle semplici regole (sentimentali nel cristianesimo, sociali nell’islam) essenzialmente può godere del suo status di “bravo bambino” e così guadagnarsi la sua bella eternità in paradiso. Interessante anche come questi vedano il paradiso: un posto emotivo-sentimentale per la religione emotivo-sentimentale oppure una mega-orgia fatta di schiave per la religione conquistatrice-legislativa.

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Se sei bella e mostri le spalle vai all’inferno. Tua nonna in paradiso. Tu chi seguiresti?

Concentriamoci sulla religione che promette figa a palate, quella attrattiva in primo luogo perché promette molto in cambio di poco, e notiamo come la componente psicologica gioca a suo favore  quando ti viene detto: otterrai qualcosa se farai come ti dico io. Questo “come ti dico io” lo vediamo dagli atti terroristici alla semplice sensazione di superiorità che mostrano molti convertiti, specialmente se di cultura, quella sensazione di aver capito tutto e di essere “speciali”. Qui l’Islam stesso rincara la dose: non solo avrai un mega-premio se ubbidisci, ma pure puoi parlare sempre con Dio, perché esso parla al tuo cuore.
Ora, non so cosa ci sia di bello nel sentire parlare uno psicopatico con manie di grandezza, qui da noi sarebbe chiamato stalking, ma sta di fatto che l’elevazione della persona è al massimo livello. Se togliessimo il fattore religioso, potremo dire che abbiamo a che fare con un bambino viziato ed un genitore strano.
Il bambino viziato, lo sappiamo, è tale perché è immaturo ed irresponsabile. Immaturo perché non accetta la realtà e non si comporta di conseguenza, basti pensare alla quantità sterminata di teorie del complotto presenti nei paesi arabi, specialmente in medioriente, dove gli ebrei sono burattinai di qualsiasi cosa, da una superpotenza ricchissima agli attacchi di squali ai bagnanti. Solo una mente infantile ed immatura può negare con così tanta insistenza la realtà , a costo di creare dei mondi irrealistici, perché riconoscerla significherebbe mettere a dubbio la narrazione che loro sono speciali e fortunati, che Allah gli stia sempre vicino solo perché seguono quattro precetti sul pisciare e cagare. Non so se avete mai avuto esperienze con famiglie di bambini “difficili” che erano difficili a loro volta: spesso e volentieri giustificano i fallimenti del figlio dicendo che è un complotto di tutti i professori che lo odiano, di tutte le scuole per cui è transitato. Questa giustificazione arriva tranquillamente a perdonare la menzogna e renderla giustificabile se si persegue un obiettivo più alto. La falsità diventa etica. Poiché delle sue azioni il credente non risponde davanti a nessuno (nessun essere umano almeno), parlavamo anche di irresponsabilità. Tutti abbiamo visto un paese, una città o una intera nazione distruttra al suo interno dalla corruzione e dalla mancanza di responsabilità, Tocqueville sosteneva che lo stesso Islam aiutava la decadenza di questi paesi come già detto in precedenza. Questa irresponsabilità può portare delle persone a fare un massacro sorridendo perché è pure convinta che la scopata del secolo sia dietro l’angolo, così come può portare a regimi brutali senza alcun battito di ciglia perché tanto le questioni di uno schizofrenico nell’alto dei cieli sono tutto ciò che importa nella tua vita.
So già che molti diranno che ci sono molti mussulmani, cattolici, ecc. che non rientrano in queste categorie, che sono responsabili e che prima di fare un atto che la nostra società laica considera grave ci penserebbero due volte. Non lo metto in dubbio, è proprio per questo che in molti questa società la vorrebbero distruggere e questi credenti laici sono spesso e volentieri dei nemici per coloro che ci credono davvero.
Se ammettiamo che la società laica è contraria a certi atteggiamenti e non li rispetta, è perché essa si fonda sul concetto di responsabilità. La cosidetta società civile, quella che vorrebbe un mondo vicino all’ideale illuminista, è responsabile: sa tollerare, comprender e giudicare – almeno idealmente – e lo fa attraverso gli strumenti che ha deciso di darsi, cioè il voto. Eoni di distanza da un mondo dove devi pensare al tuo piccolo rapporto con dio, a seguire le sue regole folli ed essere premiato e speciale in quanto fedele, rendendo così il tuo mondo una topaia dove regna l’omertà e l’individualismo più stupido in assoluto (spesso è la parodia stessa dell’individualismo  che ne fanno gli anti-individualisti) dove devi obbedire alle regoluccie di uno psicopatico anche se non ci credi, perché fai bene così, sei bravo, caro il mio bambino speciale.

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Bambini speciali in azione per Allah!

Il mondo politeista è naturalmente in guerra con tutto ciò, non tanto perché è – come fanno credere quattro pirla su Facebook – anti-monoteistico o intollerante (la tollerenza è possibile solo in un regime in cui chi comanda ha ragione ed il sottomesso no, ma il politeismo non nega la verità altrui, semmai le ingloba), ma perché non può concepire questa assenza di responsabilità e questo agire giustificato dalla religione che te lo comanda.
Il politeista ha un senso di responsabilità che la laicità illuminista ha recuperato a piene mani.
Si veda tra le virtù romane, tra le Nove Nobili Virtù, il karma e le stesse idee wicca e si noterà come in tutte l’individuo è messo di fronte ai suoi comportamenti ed alle sue scelte, non davanti ad un dio giudicante (e, nel caso non lo avessi ripetuto abbastanza, psicopatico). Le azioni del politeista non sono tali perché glielo dice la fede, ma la sua fede è tale perché lui la definisce con le sue azioni. In una accettazione solitaria, si prende dei macigni nei confronti di sé stesso, dei suoi antenati, della sua famiglia, della sua tribù, della sua comunità, della natura e degli déi e se ne fa totalmente carico e ne risponderà senza alcuna via di scampo. Il paganesimo non è una religione di salvezza, ma di totale responsabilità, immanente, ineluttabile, nella sua drammaticità. E’ la sua forza nel mantenere le sue azioni allo stesso livello delle aspettative di tutto ciò che ne forgia il concetto di Onore, nient’altro, in una filosofia del comportamento tra accettazione e miglioramento di ciò che si è.
Questo è un concetto che non può esistere laddove sei il gangster di un boss con evidenti turbe psichiche.
A volte temo, scorrendo le pagine del mondo e vedendo la strada che ci porta a questo medioevo, che oltre al bisogno di definire delle comunità politeistiche forti e stabili, abbiamo anche il dovere di educare a questo senso di responsabilità e, perché no, anche vicino ai laici che condividono questo stesso pensiero. Certo, laddove esiste anche uno psicopatico di nome Allah o Yahve che ti libera dal peso delle tue azioni con una confessione o con la promessa di qualche vergine non si potrà mai fare breccia nel cuore dei deboli di carattere e dei senza onore, sempre alla ricerca di una causa esterna e di una giustificazione al fallimento della loro vita. Tutto ciò però è a nostro vantaggio. Resta chi sa di essere umano, sa di esser debole, ma non ha paura di mettersi alla prova e soprattutto non si inginocchierebbe mai al cospetto di un dio o di un demone.
Prima o poi una umanità migliore potrebbe rinascere così o, mal che vada, ci troveremo tutti nella Valhalla.

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Monoteismi, politeismi e Parigi

Passata la sbornia per i tragici fatti di Parigi ed il proliferare di opinioni, mi sento in dovere di fare una riflessione.

Si parla spesso di guerre di religione, anche in ambienti pagani, giustamente sottolineando come il monoteismo sia foriero di mali ed incomprensioni, data la sua natura esclusivista (1). Ciò porta ad una buona dose di propaganda che, sebbene sia cinicamente a vantaggio di ciò che credo, parte da premesse incomplete e, a conti fatti, non ha successo se non sulle persone che già hanno una particolare predisposizione.

E’ corretto dire che il politeismo porta con sé un certo relativismo ante-litteram (2), ma superfluo sottolineare che le guerre non sono certamente iniziate nel 30 e.v..

Oltre a questo il nostro occidente ha svolto spesso e volentieri le sue guerre per ragioni economiche nascondendole dietro parole “alte”, quali le ideologie (dalla democrazia al marxismo) e spesso dietro fantasie metabiologiche (il colonialismo per via della superiore razza bianca).

Insomma, il panorama non è certamente uno dei migliori anche in assenza di un pensiero religioso. Vero che il politeismo può insegnare una coesistenza di più ampio respiro (il concetto di “tolleranza” come di “sopportazione di uno che ha torto” non esiste nelle antiche religioni(2)), ma non può più essere incentrato solo sulla religione, ma anche sui valori, perché questi, aldilà della loro esistenza o della loro scientificità (basti pensare al concetto di “etnia” come valore) hanno una forte presa identitaria e rischiano di trasformarsi in un “monoteismo dei valori” che ci riporterebbe ad essere esattamente contro coloro che vogliamo combattere.

Al tempo stesso, adottare questo “monoteismo dei valori” comporterebbe una visione distorta della realtà delle cose(3), rendendoci incapaci di capire quale sia il problema e da dove proviene, rendendoci incapaci quindi di attaccarlo alla radice, quando non proprio di alimentarlo, ad esempio condannando l’intero miliardo di mussulmani nel mondo quando i terroristi sono europei da una o due generazioni.

Insomma, gli Dei si schierano con chi scende in armi, ma non possono molto se attacchiamo l’obiettivo sbagliato.

Tornando a noi, invece:

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credits: Black-Muse

(1) Egregiamente spiegata con gli occhi di uno shintoista qui

(2) Bettini – Elogio del Politeismo

(3) rientrando così nell’Ur-fascismo spiegato da Umberto Eco

Disclaimer

Non sono un esperto, un accademico o quant’altro.

Tutte le opinioni qui presenti vanno prese per ciò che sono: opinioni. Se sono vicine alla realtà allora bene, se sono sbagliate verrò corretto (si spera).

Huginn e Muninn mi aiuteranno nella stesura di tutto ciò, la vera ed unica colpa che mi sentirò di provare sarà se non dirò nulla di interessante o, peggio ancora,  di noioso.

La società liquida e quella tribale

Non mi piace il termine “liquido” per indicare la società contemporanea e nemmeno la sua cultura. Le metafore veicolano anche dei giudizi di valore spesso attraverso i suoi significanti. Una società “liquida” comporta il ritenere quella  precedente “solida”, con ciò che ne consegue, non solo l’immutabilità della forma, ma anche la solidità e la consistenza e la sua implicita validità. Nella mente di un bambino 1kg di acqua pesa meno di 1kg di piombo, nell’idea della società la liquidità sarà sempre incerta ed insicura rispetto alla solidità.
Che termini usare, dunque? Secondo diversi antropologi (Helen Fisher lo da per scontato per esempio) la nostra società inizia ad avere sempre più caratteristiche delle società di cacciatori/raccoglitori che di agricoltori/sedentari. I lavori del nostro futuro (ad esempio la sharing economy), la difficoltà nel reperire le risorse stanno portando ad avere una società  molto più “elastica”, è vero, ma non per forza di rapporti sociali capaci di distruggersi e rigenerarsi in nuove forme. È più facile trovare delle piccole tribù unite da un’idea o da uno scopo comune (sia esso religioso, politico, sociale) che prendano il posto di una grossa comunità quale può essere la nazione, i quartieri prendono il posto delle città, i rapporti famigliari stanno diventando molto più a favore dei giovani che degli anziani, il crollo del welfare obbliga ad una vita di cambiamenti e di lavoro, fatta di studio e formazione continua. Ciò che sembra davvero il punto focale di differenza tra il mondo pre-agricolo ed agricolo è la scienza, che aiuta a non avere bisogno di un nomadismo per soddisfare il fabbisogno di cibo, ma che al contempo complica la società al punto da farle creare nuovi tipi di legami sociali. Il moderno cacciatore è il professionista che viaggia per affari, la persona che si trasferisce per trovare un posto migliore e per esser più vicino a chi ha le sue idee, o magari che si mantiene in contatto con questa tramite internet. Così come nelle tribù di cacciatori, uomo e donna hanno scopi diversi ma sono paritari: ove uno cacciava e l’altro raccoglieva, entrambi ora portano a casa lo stipendio, spesso avendo ruoli all’interno della famiglia totalmente intercambiabili.
Questa è una fase in divenire che potrebbe cambiare se un’altra rivoluzione industriale od una catastrofe sconvolgerà di nuovo le carte, ma si può già notare ora, nel maggiore individualismo e nel radicale cambiamento dei concetti di famiglia, oltre che alla richiesta di lavori specializzati abbastanza incuranti della zona geografica che nella formazione di comunità omogenee a dispetto delle distanze, che una direzione in questo senso sia già stata presa.
Possiamo quindi dire che il termine “liquido” forse rappresenta una fase intermedia di cambiamento che sembra sgretolamento, ma che inizia già a porre delle basi per una società altrettanto solida, ma su basi nettamente diverse da prima.

Perché questo blog?

Ciao a tutti!

Questo blog non ha pretese di essere un punto di riferimento, non ha pretese di insegnamento, vuole solo essere per me un punto di raccolta dei miei pensieri riguardo la religione e la spiritualita`.

Per presentarmi: ho parecchi anni e da relativamente poco ho riscoperto il mio interesse per la mitologia nordica, il paganesimo e l’Asatru. Nel mio passato ho sempre cercato “la Verita`” con la “V” maiuscola, con sincerita` e dedizione ma, ovunque la cercassi, non ho mai trovato nulla. Ho avuto contatti con il politeismo europeo (sia vecchio o nuovo, non mi importa), con l’occulto crowleyano, con le dottrine orientali ed infine quelle buddhiste. Sono grato a tutte, ognuna di  loro mi ha insegnato qualcosa di molto prezioso e fondamentale, dal voler vedere una realta` “nascosta” quanto il volermi sbarazzare della mania del cercare un maestro od una scuola per il mio percorso. Alla fine non ho trovato l’Illuminazione, mi chiedo persino se questa “illuminazione” esista, (ma se esiste forse non fa per me)  mi hanno lasciato comunque con la certezza della transitorieta` della vita, della sua fragilita`, di come siamo un granello di polvere nell’immenso vuoto dell’universo e quanto sia inebriante lasciarsi cullare da questo vuoto. Cio` nonostante, non mi hanno fatto sentire in pace con me stesso, continuava a mancarmi qualcosa. Dopo un periodo difficile in cui ho dovuto uccidere i miei Buddha (per citare Linji quando invita a sbarazzarsi  dei preconcetti e delle dottrine gia` conosciute per abbracciare solo cio` che suggerisce la propria natura), ho riscoperto l’Asatru e, piu` in generale, il politeismo. Ho compreso che la vita non e` solo la ricerca individuale di una illuminazione, di una separazione da questo mondo, ma e` il vivere quotidiano, in pace con se` stessi  e con la propria famiglia e comunita`, in comunione con la sorgente della propria identita`, senza rifiutare nessun affluente che alimenta il mio fiume, ma comprendendoli e comportandosi di conseguenza, coltivando i due corvi di Odino ed il proprio spirito.

Credo che, oltre alla “fede”, solo il politeismo riesca a soddisfarmi sia intellettualmente che spiritualmente, il suo approccio libero alla vita ma che al contempo invita a dare il meglio di noi stessi e` un vero e proprio stile di vita, in grado di risvegliare lo spirito assopito da tempi cosi` semplici ed al contempo cosi` difficili.

Ma, per fare il bravo politeista relativista, questo magari vale solo per me 🙂

Che gli Dei vi accompagnino sempre.